Atteggiamento, percezione, giudizio
Prof. Sergio Sabetta
L’atteggiamento è il modo di reagire in termini favorevoli o sfavorevoli verso un oggetto o qualcuno, esso è modificabile a differenza dei tratti della personalità che sono stabili e persistenti, questi è anche il risultato di una interazione con altri atteggiamenti, alla base degli atteggiamenti vi è quindi la personalità e i valori su cui questa è fondata ma anche le credenze e i pregiudizi, tuttavia questi di per sé non sono sufficienti se non si considera l’informazione e la formazione derivante dall’esperienza quotidiana, risultato dell’interagire fin dalla prima socializzazione con l’ambiente circostante e in questi con le figure di riferimento tanto che è l’atteggiamento a mutare innanzi al persistere di valori e credenze.
Gli atteggiamenti sono funzionali ai comportamenti e permettono di fornire un quadro di riferimento per interpretare il mondo, essi selezionano i fatti coerenti con gli atteggiamenti stessi ignorando quello che è incoerente, ma sono anche il mezzo attraverso cui comunichiamo e quindi manifestiamo agli altri i nostri valori nel tentativo di influenzare il contesto in cui viviamo.
Altra funzione che l’atteggiamento assume è quello della protezione dell’ego, ossia dell’immagine e del rispetto che abbiamo di noi stessi, in senso riflessivo ma anche verso il ripetersi di situazioni sgradevoli ad opera di terzi, in questo rientra la riconciliazione attraverso una catalogazione per compartimenti chiusi di atteggiamenti contraddittori che si devono assumere in ambienti diversi e che provocano disagio e senso di dissonanza ( Tosi- Pilati).
Vari fattori intervengono ad influenzare gli atteggiamenti, da quello affettivo a quello cognitivo, ma non possono esistere atteggiamenti isolati che non siano collegati fra loro in un cluster ( teoria della dissonanza cognitiva), le persone hanno bisogno inoltre di sentire una corrispondenza tra il proprio comportamento, gli atteggiamenti e le credenze, l’eventuale divergere di queste dimensioni conduce alla necessità psichica di una riduzione di tale “dissonanza”, tanto che il mutare di una classe di atteggiamenti, per esempio nel confronto del lavoro, agisce sull’equilibrio nei confronti delle altre classi, es. la famiglia ( Tosi – Pilati).
Esiste una forte correlazione tra la performance del gruppo e l’atteggiamento del singolo verso il lavoro e il gruppo stesso, il clima organizzativo e il risultato del contesto ambientale in un rapporto tra etica individuale e ambientale, la quale si esprime materialmente nella definizione della struttura organizzativa, sia del gruppo che del sistema in cui è integrato.
LaPrevidenza.it, 03/12/2011