venerdì, 08 novembre 2024

L'evoluzione storica del rapporto dell'uomo con il territorio

Diritto urbanistico - Territorio - Seconda parte

 

Il diritto urbanistico cambia nel corso dei secoli tuttavia il passato lascia una traccia che influenza il presente, nel Settecento e ancor più nell' Ottocento avviene la rivoluzione industriale, dall'organizzazione agricola e rurale si passa all'organizzazione industriale ma resteranno sempre le tracce della precedente on modo differenziato a seconda delle varie regioni.

Naturalmente cambiamenti così grandi non avvengono in poco tempo, se negli anni `40 del Novecento l'economia nazionale poggiava ancora sull'agricoltura, negli anni `70 l'Italia è uno dei paesi più industrializzati del mondo.

Dopo la metà dell' Ottocento si scopre l'acciaio, l'energia elettrica ed il petrolio, per cui si hanno a disposizione fonti energetiche nuove enormemente più potenti del sistema energetico precedente che daranno vita alla Seconda Rivoluzione Industriale.

Ritornando all'epoca romana, la proprietà cambia di significato, per capire la sua evoluzione è necessario tenere presente la dicotomia tra la Lex, il diritto formale, norma canonizzata, e l'Editto Pretorio, la prassi garantita, norma vivente.

Il diritto si evolve, la prassi si consolida, la proprietà che era elemento della statualità cambia profondamente di significato, ai tempi di Giustiniano i beni non vengono certo alienati con la formula della "mancipatio", dilatandosi i confini dell'Impero le forme sacramentali verranno meno e la vendita diverrà un contratto bilaterale, scritto quindi più certo e opponibile ai terzi.

Nel Medio Evo l'organizzazione è sempre di carattere agricolo, a seguito del venir meno dell'Impero romano la proprietà del "cives romanus" viene travolta dalla soverchiante forza nemica.

Il monarca vincitore distribuisce la terra ai suoi soldati, si deve tenere presente che assegnare un appezzamento di terra al soldato-guerriero non è indice soltanto della volontà del monarca di ricompensarlo per il servizio reso, significa anche porre il soldato a presidio della terra in nome del sovrano stesso per questo motivo il soldato dovrà pagare al suo re un tributo ogni anno, mentre il monarca avrà i tre poteri ­ legislativo, giudiziario, esecutivo ­ nei suoi confronti.

Questa distribuzione delle risorse territoriali, differente dal concetto di proprietà del diritto romano, conduce alla gerarchia: Monarca ­ Duca ­ Conte ­ Vassallo ­ Valvassore ­ Valvassino.

Affinché la gerarchia trovi sostentamento il tributo pagato al monarca da chi si trova al vertice di questa piramide, Duca o Conte, sarà certamente inferiore al tributo pagato da chi si trova al piano inferiore di questa piramide e così proseguendo.

Alla base di questa costruzione vi è colui che coltiva direttamente la terra che ha lo "ius utendi" del suolo, il proprietario della terra è tuttavia il monarca, si distingue quindi il "dominio utile", di chi sfrutta direttamente il fondo, e il "dominio eminente" del proprietario.

Formalmente i tributi sono giustificati dalla necessità di tutelare la proprietà con l'esercito, nel formarsi della piramide dai livelli più elevati a quelli alla base la distribuzione tra i vari gradini non è sempre così rigida, esempio il proprietario di un fondo paga un certo tributo X, il suo vicino paga un tributo X ­ Y perché ha un "privilegium".

Qui le differenziazioni sono molte, l'unico elemento costante è la coltivazione del fondo, occorre a questo riguardo porre in rilievo un particolare di grande importanza, il detentore del "dominio utile" non ha soltanto il diritto di coltivare il fondo ne ha anche l'obbligo, oltre che la necessità essendo l'unico mezzo di sostentamento.

Non vi è alcuna possibilità di scelta sul tipo di derrate e quindi siamo di fronte più che ad un diritto ad un dovere, ad un sistema per individuare chi è obbligato a coltivare, questo "diritto di proprietà" è pertanto una somma di pesi ed oneri, il conferimento del diritto risulta essere il sistema per individuare il destinatario di questi.

Lo sfascio dell'Impero romano ha determinato non soltanto l'attribuzione delle terre del monarca ai propri sudditi, ma anche il sistema inverso, la difesa da parte di coloro che già erano proprietari dal monarca.  Quando l'ordinamento giuridico romano non possedeva più i mezzi di difesa necessari per la difesa dei diritti riconosciuti si rendeva necessario che le persone li difendessero da sé, questa difesa veniva attuata dai singoli consociandosi con le persone aventi identici diritti.

Salvo casi particolarissimi, generalmente più proprietari si consociavano ed eleggevano uno di loro al quale attribuivano il comando di una schiera armata, mantenendogliela, mentre loro coltivavano la terra, questa situazione creava un serio problema, una volta delegata una forza armata ad uno per la difesa nei confronti delle invasioni esterne, gli altri proprietari non potevano essere certi che questa non venisse usata contro di loro, infatti non esistevano autorità superiori quali i tribunali a cui rivolgersi.

I limiti di questo modello agricolo possono individuarsi nella finitezza della produzione, essendo le risorse impiegabili piuttosto limitate, la conseguente limitatezza delle riserve, non potendo accumulare scorte e quindi ricchezza, un mercato circoscritto che impedisce un adeguato sistema di scambio.

Il luogo di scambio è costituito dal castello non esistendo adeguate vie di comunicazione, essendo decaduto il sistema viario romano, inoltre l'organizzazione di produzione è a case sparse con esili tracciati viari e qualche agglomerato urbano.

Con il passare del tempo i vari livelli di autorità della piramide feudale, anziché concentrarsi sui singoli castelli, si riuniscono in un unico luogo al fine dello scambio, si rianimano i centri urbani dove già esistevano e nascono i nuovi borghi di origine medioevale, cinto successivamente dalle mura per esigenze di difesa essendo il contado insicuro.

La mobilità verso i vecchi e nuovi centri urbani è determinata sia dalle invasioni, ossia di difesa, che dalla ricerca di una migliore attività di scambio.

In questa situazione l'imprenditore può intendersi l'agricoltore che paga i tributi, sebbene al livello più basso della gerarchia, possiede il governo della "microeconomia", i tributi pagati alla nobiltà guerriera e al monarca possono essere pagati in moneta o in derrate alimentari, si ha in tal modo il governo dell'economia attraverso i tributi.  Sorge un interessante problema relativamente all'area stradale dove non esisteva la proprietà privata del signore, ma bensì il dominio eminente del monarca, sommariamente la proprietà si dice "pubblica" se goduta da tutti contrapposta alla proprietà "privata" appartenete a qualcuno, questo rudimentale genere di proprietà pubblica risulta diverso dal dominio eminente posseduto dal monarca su tutto il territorio. Qui si tratta soltanto di proprietà pubblica, senza alcuna distinzione tra dominio utile e dominio eminente.

Una prima disciplina nasce nel secolo XV dal fatto che i proprietari fiancheggianti la strada, di proprietà del monarca, costruiscano mantenendosi più verso l'esterno anziché verso l'interno rispetto al confine che designava la sede stradale.

Tale fenomeno di appropriazione da parte dei proprietari affacciati sulla proprietà pubblica rendeva necessario un intervento da parte del monarca, fu così che in Francia, dove l'organizzazione agricola ha avuto momenti di grande splendore, nel 1462 fu emanato un editto con il quale si istituiva il "grand voyeur de France", avente il compito di far demolire le costruzioni in proprietà pubblica e impedire ulteriori costruzioni abusive.

In un sistema non rigido di regolamento di confini il voyeur poteva, manu militari, farli rispettare in concreto, accadeva però che talvolta l'alto funzionario si facesse corrompere, con le conseguenze immaginabili.

In seguito a questo il re decise di intervenire, privando il voyeur della disciplina discrezionale nei vari casi, istituendo un "piano", ossia una proiezione cartografica del territorio sulla quale si tracciavano chiaramente le linee di confine tra proprietà pubblica e privata.

Questo piano venne chiamato comunemente "piano di allineamento", così che la discrezionalità dell'alto funzionario divenne molto minore, ecco nascere il concetto di "piano" come vincolo generale alla discrezionalità amministrativa di un organo pubblico.

Il voyeur era un vero e proprio rappresentante del re in senso privatistico, quindi se un funzionario veniva scoperto e dichiarato colpevole di essersi fatto corrompere la punizione era severissima, esemplare.  Il "piano" di cui finora si è discusso deve intendersi:

1) Piano come strumento amministrativo di regolamentazione della discrezionalità;

2) Piano come allineamento delle costruzioni rispetto ad una strada, ad una piazza, ecc..

Pertanto ne consegue :

a) Organizzazione del territorio, come somma di singole proprietà agricole;

b) Formazione di nuclei abitati;

c) Tracciato delle strade; ecco ottenersi la risultante della proiezione planimetrica delle scelte economiche.

Dobbiamo comunque considerare che la proprietà "pubblica" non comprende soltanto le strade, sono ad essa inerenti altri beni come le aree boschive che verranno solo successivamente inserite nelle planimetrie.


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Profilo autore

(Sergio Benedetto Sabetta)

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LaPrevidenza.it, 10/02/2024

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