Il tempo nella pandemia
Vi è un tempo lineare, scientifico e industriale, un tempo circolare proprio della natura e poi vi è un tempo ondulatorio, proiettato sul piano, o a spirale, se tridimensionale, proprio dell'essere umano nel suo rapporto con la natura.
La pandemia nel frammentare le relazioni sociali spingendole verso l'artificialità e "sospendendo" il suo normale scorrere nel nostro sentire ha evidenziato il diverso valore che il tempo possiede per ciascuna fase dell'esistenza umana.
Nella gioventù vi è un'abbondanza dello stesso, circostanza che ne permette la dissipazione favorita dai riti moderni necessari alla continua produzione e consumo materiale, magari senza qualità.
La sospensione del tempo, la sua rottura, che in quell'età si ritiene lineare all'infinito, ha creato una sofferenza legata al frantumarsi di una apparente certezza acquisita di riti e speranze. Vi è tuttavia la certezza di potere appropriarsi di esso, anche se nel tempo si sedimenterà l'accaduto con diverse valutazioni, mentre il succedersi degli eventi ricopriranno i ricordi.
Diversa la valutazione nella pienezza dell'arco di vita, in cui vi è l'intrecciarsi tra progetto lavorativo e familiare con la traumaticità della rottura della linearità del tempo e l'emergere di una sua ciclicità non cadenzata, nei termini abbastanza prevedibili delle stagioni.
Come la guerra, evento artificiale creato dall'interagire umano nella ricerca violenta di una supremazia, rompe il naturale evolversi della vita, massimizzando gli istinti, così la pandemia nelle diverse valutazioni di gravità che viene a lei conferita crea una rottura traumatica nelle possibili certezze e speranze che ciascuno di noi possiede.
Vi è infine l'ultimo periodo dell'arco di vita in cui il tempo da lineare lo si sente chiudersi nella inevitabile circolarità, anche se si tende nella società attuale a negare, in questo si ha la sensazione del furto, dell'essere privato inesorabilmente e per sempre di un proprio diritto.
Ma il tempo assume una durata e un significato differente per lo stesso individuo in ciascuna fase della sua vita, allungando e abbreviando la sensazione della durata.
Nello scorrere del tempo vi è immersa l'informazione sensoriale, che nel percepire lo stesso in forme differenti costruisce una mappa delle singole consapevolezze, ponendo le intersezioni tra noi e le singole parti dello spazio che occupiamo. Nella nostra valutazione interviene l'elemento della cultura che tuttavia deve interagire con l'aspetto emozionale dell'istinto, si crea un "apprendimento predisposto" che incanala i comportamenti e le sensazioni tra le molte alternative possibili. (E. O. Wilson, Il significato dell'esistenza umana, Codice Ed. 2015).
La pandemia ha quindi, tra le altre cose portato in evidenza l'aspetto dell'interazione tra individuo, tempo e cultura entro cui ciascun essere umano naviga.
(Sergio Benedetto Sabetta)
LaPrevidenza.it, 21/02/2021