mercoledì, 29 novembre 2023

Complessità, coscienza e responsabilità

 

Non sempre l'uso dell'informatica semplifica o arricchisce, vi sono casi in cui si accresce la complessità nei rapporti umani e burocratici, spinti proprio da un'apparente accessibilità i nfinita e da una meccanicità dei rapporti stessi.

D'altra parte più cresce la complessità e più è facile l'errore di cui non risponde nessuno, in altre parole il sistema diventa irresponsabile nell'impossibilità di trovare la fonte dell'errore stesso.

La crescita della complessità tecnologica non fa che accrescere la possibilità di essere infestati da piccoli guasti difficili da individuare, detti "pulci".

Questi possono essere interni al sistema o derivare da atti esterni, quali minimi errori di comando, tuttavia la stessa complessità tende a nasconderne la causa e rendere difficoltosa l'individuazione, oltre a moltiplicarne le possibilità.

Il sistema può diventare tanto complesso che risulta più conveniente dirimere le liti giudiziarie, piuttosto che i mpegnarsi nel tentativo di eliminare le eventuali "pulci", questo è quello che sembra emergere dall'esperienza nel nuovo millennio di Wall Street.

La velocità che il crescere della tecnologia permette al sistema, fa sì che diminuisca anche la possibilità di metabolizzare le eventuali devianze del sistema, si correggono i singoli errori ma sfuggono, anche perché costose da correggere, le conseguenze negative nel suo insieme che l'agire del sistema comporta.

Anche da un punto di vista umano si accrescono i rischi di un eccessivo isolamento, che se da una parte appare risolvere l'inquinamento derivante da un uso eccessivo della mobilità ai fini lavorativi, dall'altra può creare una riduzione della capacità comunicativa tanto gestuale che espressiva, questo ancor più nelle nuove generazioni.

La formazione del cervello umano è opera dell'interagire con l'ambiente, questo avviene in particolare nell'età giovanile ma si mantiene anche in età adulta.

Tra coscienza ed esperienza vi è un forte legame, se questa plasticità del cervello è utile nella memoria e nell'apprendimento dell'adulto può essere pericolosamente distorta nel periodo più fecondo della giovinezza in cui un ambiente manipolato con un impoverimento comunicativo o distorto nelle finalità può condurre a danni permanenti.

L'impoverimento culturale si affianca ad una incoscienza nell'eliminazione progressiva di molte specie, tra cui tutti i mammiferi non direttamente utili all'uomo, con un impoverimento della diversità e una invasione di tutti gli spazi liberi secondo modelli standard, con il conseguente paradosso di un aumento della produttività a fronte di un impoverimento naturale.

Se una volta erano le mancanze di stimoli vari che impoverivano le possibilità di crescita del genoma, attualmente è l'unidirezionalità degli stessi e la loro artificiosità predefinita che possono deformare la formazione del cervello, creando una possibile iperattività con una bassa capacità critica o riflessiva.

La riflessione umana ha bisogno di tempo e valori per essere eticamente valida, l'automaticità ci avvicina ai meccanismi robotici.

Viene meno il concetto stesso di essere pensante fornito di una propria etica e, quindi, di una responsabilità che da strettamente legale diventa etica e morale, accompagnando la forma zione dell'essere umano quale responsabile di se stesso e dei propri atti.

Quanto finora esposto esalta ancor di più il merito di quei punti di eccellenza, come le riviste specializzate, che nell'uso delle nuove possibilità tecniche permettono alle riflessioni di portare avanti e diffondere la conoscenza, superando i pericoli di informazioni pesantemente condizionate.

(Sergio Benedetto Sabetta)


Bibliografia

· M. Malvaldi ­ D. Leporini, Capra e calcoli. L'eterna lotta tra gli algoritmi  e il caos, Editori Laterza, 2014;

· M. Massimini ­ G. Tonoli, Nulla di più grande, Baldini e Castoldi, 2013;

· M. Davis, Il calcolatore universale, Adelphi, 2003.

(Sergio Benedetto Sabetta)

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LaPrevidenza.it, 13/03/2021

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