Alcune riflessioni sull'apparato industriale italiano
Attualità - Considerazioni
Nel 2019 il valore della produzione industriale il valore della produzione nazionale italiana è stata di 1138,6 miliardi di euro, con valore aggiunto nel 2022 di 351,1 miliardi, con 4 milioni e 259 mila occupati.
Pertanto, risulta che il peso dell'industria italiano sull'intera economia nazionale è uguale al 33,4% del valore della produzione e al 16,7% degli occupati.
Il solo settore manifatturiero, con esclusione dell'indus tria estrattiva, elettrica, del gas, acqua e rifiuti, era nel 2019 costituito da 366 mila imprese con 3 milioni e 809 mila occupati, generando un valore aggiunto di 250,2 miliardi di euro.
Le imprese con meno di 20 occupati erano, sempre nel 2019, 336 mila e impiegavano circa 1 milione e 322 mila persone, con un valore aggiunto di circa 50 miliardi, rappresentando quindi oltre il 90% del totale delle imprese, oltre 1/3 degli occupati totali e 1/5 del valore aggiunto.
I 4/5 del valore aggiunto manifatturiero è quindi generato dalle imprese con più di 20 occupati, che sono circa 29.500 imprese.
Il dato più rilevante riguarda l'export che nel 2022 ha sfiorato i 600 miliardi di euro, praticamente oltre il 50% del fatturato globale industriale.
Mediobanca conta 3.500 imprese di grandi dimensioni, di cui propriamente industriale 2.500, queste costituiscono il cuore dell'apparato industriale e fanno da traino alle imprese medio - piccole spesso coinvolte nella logistica e nelle sub- forniture.
Costituiscono inoltre la base per molte industrie che risultano essere iconicamente il made in Italy nel mondo.
Vi è pertanto la necessità sia di sostenere le piccole imprese in termini di investimenti e di tecnologia, senza disperdere le risorse in molti provvedimenti di dubbia efficacia, sia di evitare che la transizione al green si risolva di fatto in una perdita di quote di mercato di mercato.
Dobbiamo, inoltre, considerare che il nostro debito pubblico è pari al 145% del PIL ed essendo coperto in parte da investitori esteri la fiducia è fondamentale per ridurre lo spread e, quindi, possibili crisi finanziarie.
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(Sergio Benedetto Sabetta)
LaPrevidenza.it, 30/09/2023