Corruzione, economicismo e cittadinanza passiva
“Un Paese non può funzionare senza la fiducia nella responsabilità democratica”
( Fukuyama )
Prof. Sergio Sabetta
Da uno studio di Bankitalia nato dall’incrocio tra alcuni indicatori (corruzione e percezione della corruzione), rielaborati sulle fonti di Trasparency International e Banca Mondiale, con il PIL pro-capite è emersa una forte correlazione tra l’etica intesa come senso delle Istituzioni e ricchezza nazionale, tanto da indurre il governatore a ricordare che lo sviluppo economico del paese è maggiore dove convivono rigore scientifico e senso delle istituzioni.
In un sistema imbrigliato da mille reti di interessi non istituzionali che affondano le loro radici nell’inefficienza dell’apparato pubblico e in un senso commerciale delle Istituzioni, forte è la tentazione di superare gli ostacoli frapposti con il metodo della transazione diretta tra singolo cittadino e responsabile dell’apparato pubblico; il sistema già pianificato allo scorcio del secolo scorso è stato riproposto aggiornato nei primi anni del millennio con l’aggiunta della creazione di aree amministrativamente extraterritoriali da affiancarsi alle già perfezionate e solidali reti tra pubblico e privato.
Un nuovo territorio su cui si è esercitata la particolare capacità relazionale così formata è stata la privatizzazione per motivi di cassa del patrimonio pubblico, con particolare interesse al settore immobiliare e alle utility, cavalcando la bolla di inizio secolo strettamente collegata ai nuovi strumenti finanziari basati sulle possibilità dell’hi-tech applicato alla borsa che avrebbe dovuto illusoriamente superare in termini matematici, mediante l’uso degli algoritmi, l’irrazionalità degli investitori (1).
Si è creata la figura del cittadino consumatore di beni, di immagini e di promesse secondo una precisa funzione economicistica per cui appare naturale quello che naturale non è affatto secondo l’analisi di Latouche, tanto da ritenere edonismo e individualismo esasperati strumenti necessari in questa fase di tecnologia produttiva, sì da trasformare l’economia da scienza in una ideologia rigida; d’altronde lo stesso naturalismo rinascimentale letto come contrapposizione alla natura si affianca e interseca perfettamente all’utilitarismo edonistico benthiano, costituendo substrato di una ideologia individualistica base per la moderna base economica “naturalizzando” di fatto il sistema finanziario – produttivo attuale.
Il cittadino consumatore è privo di una propria cittadinanza attiva esso deve tradursi in un consumatore passivo della politica, pronto ad aderire ai nuovi prodotti politici lanciati sul mercato, la sua fase riflessiva risulta pericolosa per il sistema produttivo politico e quale consumatore edonistico deve essere convinto e comprato non da un progetto comprensivo, ma da utilitarismi e benfit immediati, ossia da prodotti finanziari di cui non si conoscono bene i meccanismi e le risultanze.
Il pragmatismo metodologico americano per cui si definisce una procedura di conoscenza utile alla sperimentazione (Dewey) viene a giustificare nel nostro ambiente culturale la commerciabilità sperimentale del cittadino e del suo agire che diventa puro fare, nel quale qualsiasi metodo è per la leadership giustificato dall’azione stessa, ma essendo l’azione umana fondata sulle emozioni (Bergson) su esse e sulla loro manipolazione si fondano le coordinate entro cui dovrà agire il cittadino ridotto a consumatore, anche per non interferire sul metodo politico creato sul cittadino passivo; Bauman nel ricordare la necessità dell’utopia consumistica ad entropia crescente del dovere del cittadino ad acquisire la forma-merce, evidenzia una delle giustificazioni nostrane per la corruzione quale rete tribale che olia il sistema.
Se quindi l’efficientismo, la politica del fare sono giustificazioni ideologiche delle reti corruttive, il cittadino ridotto a puro consumatore è il mattone su cui si fonda la struttura, la negazione necessaria a sorreggere l’edificio; creare una educazione alla cittadinanza, dibattere, diventa pericoloso al sistema dell’assenso, ancor più se la formazione avviene sulle leve nuove, circostanza che potrebbe minare lentamente l’edificio istituzionale speculare e parallelo che si è costruito, dare un nuovo senso ai termini crea un nuovo linguaggio e un nuovo significato alla lettura economica e politica.
Il sistema corruttivo di per sé costituisce uno dei metodi per rendere fluido il mercato, tuttavia l’accumulo del metodo diventa elemento di decelerazione per la creazione di due mercati paralleli che impediscono l’ottima collocazione delle risorse disponibili, deviandole in termini improduttivi, creando incertezza e concorrenza sleale; si forma un ulteriore elemento di imprevisto ed un aggravio dei costi, si deve considerare che i soldi di per sé non bastano senza la capacità di tutela pubblica della proprietà innovativa intellettuale e del rapporto di fiducia sociale al fine di una sostenibilità e accrescimento nelle generazioni future non solo della attuale capacità economica ma anche della qualità sociale della vita.
Note
1 – G. Paolucci, La Borsa del futuro tutta casa e algoritmi – S. Lepri, Le formule non servono a prevedere i “cigni neri”, 12-13, La Stampa, 12 febbraio 2010.
Bibliografia
· S. Latouche, L’invenzione dell’economia, Boringhieri, 2010;
· Z. Bauman, L’etica in un mondo di consumatori, Laterza, 2010;
· B. Sorge, La traversata, Mondadori, 2010.