Sindrome da Alienazione Parentale

(Dott.ssa Cesira Cruciani)


La Sindrome di Alienazione Parentale (o PAS, dall’acronimo di Parental Alienation Syndrome) è una delle più gravi patologie da separazione, un disturbo psicologico che può insorgere nei figli, a seguito del loro coinvolgimento in separazioni conflittuali non appropriatamente mediate.


Dagli anni settanta si assiste ad un proliferare di controversie sulla custodia dei figli che non ha precedenti nella storia. Negli ultimi anni si è andato sempre più affermando il concetto di bigenitorialità come diritto soggettivo dei figli, sia a livello nazionale (affidamento condiviso), sia a livello comunitario (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea che riconosce fra i diritti dei bambini , il diritto di intrattenere relazioni personali con entrambi i genitori).


Tuttavia, nella realtà italiana l’affidamento esclusivo è la regola, nella totalità dei casi, i figli vengono affidati alla madre, ed il padre corre il rischio di essere escluso non solo dall’affidamento, ma anche dalla vita del proprio figlio. Si parte dal presupposto che le madri, in virtù del fatto che sono donne, sono intrinsecamente superiori agli uomini come educatrici dei figli. Di conseguenza il padre deve fornire al tribunale prove convincenti di gravi deficienze da parte della madre prima che lo stesso prenda in seria considerazione l’assegnazione dello status di affidatario al padre.


Con la sostituzione del principio dell’interesse prevalente del bambino al principio della tenera età, fu data istruzione ai tribunali di ignorare il sesso nel prendere in considerazione l’affidamento, e di valutare solo le capacità genitoriali, specialmente quei fattori che fossero connessi all’interesse prevalente del bambino.


La conseguenza del cambiamento è stata un proliferare di cause di affido poiché i padri così avevano maggiore opportunità di ottenere lo status di affidatario. Proprio in relazione al proliferare di cause per l’affido si è visto un drammatico aumento di un disturbo raramente riscontrato in precedenza, la “Sindrome di Alienazione Parentale”.


In questo disturbo, un genitore (alienatore) attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (alienato), la programmazione arriva spesso a distruggere la relazione fra figli e genitore alienato, perché i bambini arrivano a rifiutare qualunque contatto, anche soltanto telefonico, con il genitore alienato.


Il risultato di tale atteggiamento è la nascita di una sorta di alleanza tra il genitore affidatario e il minore, il quale finisce per nutrire, e dimostrare, astio e disprezzo nei confronti dell’altro genitore, il quale, a prescindere da reali comportamenti pregiudizievoli o colpevoli, è visto come l’assente, l’indifferente, il responsabile del naufragio della famiglia.


Psicopatologia ancora piuttosto oscura, soprattutto nel nostro Paese, dove spesso ne viene data una errata interpretazione nella definizione in testi sia legali che di igiene mentale. Molti usano l’espressione PAS come sinonimo di lavaggio del cervello o condizionamento da parte di un genitore. Non si fa riferimento al contributo personale del bambino alla vittimizzazione del genitore designato come bersaglio, elemento questo estremamente importante che riguarda l’eziologia, le manifestazioni e anche la cura della PAS.


Un genitore che inculca la PAS in un bambino commette una forma di violenza emozionale in quanto questa programmazione può produrre nel bambino non solo una alienazione permanente da un genitore affettuoso, ma anche turbe psichiatriche. Un genitore che programma sistematicamente un bambino per spingerlo ad una condizione di continua denigrazione e rifiuto di un genitore affettuoso e devoto rivela un totale disprezzo per il ruolo che il genitore alienato ha nell’educazione del bambino. Il genitore alienante determina la rottura di un legame psicologico che potrebbe, nella maggioranza dei casi, rivelarsi di grande importanza per il bambino, nonostante la separazione o il divorzio dei genitori.


Questi comportamenti alienanti, rilevano un grave deficit del ruolo genitoriale, un deficit che dovrebbe essere preso in seria considerazione dal tribunale nel decidere lo stato di primo affidatario. Il genitore che programma una PAS dimostra un grave deficit della capacità parentale, una forma di violenza emozionale.


Alcuni sostengono che la PAS è solo una teoria e che non appare nel DSM-IV, gli operatori possono avere opinioni diverse sulla eziologia e la cura di un particolare disturbo psichiatrico, ma c’è di solito un certo consenso sulla sua esistenza.


Quando viene portato davanti un tribunale un problema nel corso di un procedimento accusatorio, è necessario che una parte prenda la posizione opposta all’altra per poter prevalere in quel tribunale. Un genitore accusato di provocare la PAS in un bambino, è verosimile che sia assistito da un avvocato che dimostri che la PAS non è elencata nel DSM-V, questo è solo la prova che ci sono avvocati che si abbassano a sostenere zelantemente la posizione del loro assistito, non importa quanto ridicoli siano i loro argomenti e quanto siano distruttivi per i bambini.


Fortunatamente sono sempre più frequenti le decisioni dei tribunali in cui viene citata la PAS, la speranza è che quando verranno formati i comitati per la preparazione del DSM-IV, questi ritengano opportuno inserire la PAS ed abbiano il coraggio di di opporsi a chi fa resistenza e nega la realtà, quale che sia il motivo.


Dott.ssa Cesira Cruciani