La tutela della maternità nell'ambito delle libere professioni
A cura della D.ssa Mariagabriella CORBI
L’attività lavorativa, che sia essa di natura autonoma o professionale, hanno indotto la giurisprudenza all’adozione di regole diverse da quelle poste in essere nel mondo dell’attività dipendente, In primis l’astensione dal lavoro, per le lavoratrici dipendenti si attua 3 mesi ante e due post-parto, per le lavoratrici autonome questo obbligo non sussiste, infatti esse possono continuare ad esplicare la loro attività anche durante il periodo di “congedo di maternità”, e nel contempo percepire dall’Inps o dalla Cassa Professionale, cui appartengono, l’indennità di maternità motivo specifico per cui versano annualmente una quota contestualmente agli altri contributi previdenziali. E’ doveroso annoverare una storica sentenza che attribuisce la validità dell’indennità di maternità ad una lavoratrice autonoma, nel periodo di congedo, perché la stessa avrà minor tempo da dedicare al suo lavoro, ed è proprio per questo motivo si inserisce l’indennità di maternità. Infatti la Corte costituzionale, chiamata a valutare un caso relativo ad una notaia, (sentenza n.3 del 1998) stabilisce testualmente che l’indennità di maternità “serve ad assicurare alla madre lavoratrice la possibilità di vivere questa fase della sua esistenza senza una radicale riduzione del tenore di vita che il suo lavoro la ha consentito di raggiungere e ad evitare, quindi, che alla maternità si ricolleghi uno stato di bisogno economico”.
LaPrevidenza.it, 07/11/2009