venerdì, 31 marzo 2023

L'indeterminatezza

 

Bauman nel parlare di " società liquida" pone il problema dell'oggettività dei paradigmi della società all'inizio del nuovo millennio.

Il venire meno dei termini di riferimento stabili già posti in crisi nel XX secolo, se non sul finire del XIX secolo, come rilevato intuitivamente dalle varie correnti artistiche, basti pensare agli impressionisti ed espressionisti in Francia e ai macchiaioli in Italia, nelle quali vi è la ricerca di fenomeni instabili aleatori, si accentua nell'era di una globalizzazione sempre più rapida nel tempo e nello spazio.

Gli stessi paradigmi della conoscenza fondati sull'oggettività e distacco dell'osservazione (Daston, Galison) sono pensati sul concetto di "al di fuori" o esterno, ossia di qualcosa che permette di accedere ad altre forme di sapere e conoscenza non codificate (Haraway).

La perdita della sicurezza delle consuetudini e delle piccole patrie, dei canoni posti dalle antiche fedi, manifestatesi violentemente già con la Grande Guerra e le successive crisi, porta agli ideologismi del `900, a nuove fedi nella ricerca i nuovi assolutismi di una sicurezza persa.

La ciclicità del tempo nella natura è sostituita dal tempo cadenzato dell'orologio, dalla parcellizzazione della giornata necessaria alla produzione scientifica industriale ed alla parallela burocratizzazione dell'esistere, fino ad un possibile parossismo kafkiano.

La famiglia perde progressivamente la sua centralità produttiva e sociale per diventare esclusivamente centro di consumo, anche l'aspetto affettivo diventa in una società magmatica sempre più liquido, fondato sul momento e il variare dei rapporti.



 Il risparmio da elemento di accumulo e costruzione, progetto di vita e sicurezza nel futuro, è considerato sempre più ostacolo al continuo consumo e crescita del PIL, questo accresce a sua volta la fluidità sociale e dell'esistere, di una continua ricerca fine a se stessa e in ultima analisi di una permanente incertezza.  La progressiva crescita dei sistemi informatici se da una parte crea un senso di onnipotente libertà, dall'altra aumenta il controllo ma anche l'irresponsabilità nella continua ricerca della fonte ultima persa in una connessione infinita e multilivello.

La nostra mente funziona per abitudini le quali sono apprese in termini sequenziali, dove il "prima" determina il "dopo" in una catena di eventi, secondo una relazione di causa-effetto che determina una direzione temporale.

Nel sistema attuale questo modo di ragionare viene a perdersi in una relazione continua e multifocale, una rete dove la linearità si perde in un sistema probabilistico di scelte simultanee, vi è quindi il perdersi nella sicurezza di certezze inesistenti, sedotti da infinite scelte possibili (Leporini).

Se nella prima e nella seconda rivoluzione industriale l'automazione che sembrava dover sostituire l'essere umano viene nei fatti ad affiancarlo nella produzione, aumentandone la capacità manifatturiera, nell'attuale rivoluzione informatica appare invece possibile la realizzazione di una espulsione crescente di masse di lavoratori, non solo di un loro trasferimento in altri settori, magari nuovi.

Vi è l'eliminazione progressiva della classe media con la polarizzazione tra una classe ipertecnologica, a crescente ricchezza, e una impoverita classe media, si realizza un conflitto tra capitale e lavoro, non solo manuale ma in futuro anche possibilmente intellettuale.

Tuttavia quello che si produce deve essere anche consumato ed ecco scindersi il binomio lavoratore-consumatore, in favore del solo consumatore, con possibili effetti alienanti e in definitiva alla lunga autodistruttivi.

Se in questo aggiungiamo una crescita esponenziale della popolazione sul pianeta, con masse umane in spostamento determinate anche da problemi climatici, tanto da definirli quali profughi climatici, e favorite nel trasferimento dalla stessa tecnologia, si ottiene un quadro di instabilità crescente, affiancato da una crescente instabilità esterna e interna con una lievitazione dei costi in termini militari e legali.

L'attuale pandemia nella sua incertezza e impalpabilità forse viene ad evidenziare proprio questa indeterminatezza in cui viviamo e la fragilità sociale che ne può conseguire, nonostante le nostre apparenti certezze, i limiti che il modello di sviluppo attuale possiede, come qualsiasi creazione umana.

M. Malvaldi ­ D. Leporini, Capra e Calcoli, Laterza Ed. , 2014.

(Sergio Benedetto Sabetta)

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LaPrevidenza.it, 06/02/2021

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