Bioetica e Coronavirus
Brevi considerazioni sotto l'aspetto bioetico,
biogiuridico e politico - Avv. Valter Marchetti
1. Le
relazioni stanno alla base della nostra vita.
Oggi più che mai, l'emergenza sanitaria su scala globale per far fronte
al Coronavirus-19, pone tutti in una condizione di " forzata
riflessione" su chi siamo, su chi vogliamo essere e, soprattutto, con
quali modalità e comportamenti quotidiani vogliamo intraprendere i nostri
obiettivi e raggiungere eventuali orizzonti.
Il restare a casa è divenuto una sorta di terapia d'urto, un obbligo a
scopo preventivo che gli esperti scientifici e addirittura il Governo
hanno imposto a tutta la collettività, nessuno escluso: per contenere il
contagio e la diffusione di questo virus velocissimo quanto aggressivo,
occorre evitare contatti umani, assembramenti, eventi sportivi, convegni.
Sono state chiuse le scuole, le chiese, gli uffici. Tutti a casa !
Potremmo dire che siamo tutti sulla stessa linea, tutti in prima linea per
tutelare la nostra vita e la vita di chi ci sta attorno.
E cosa è la vita tutta se non un insieme di diversi cerchi concentrici e cioè
vite nelle vite tutte, in qualche modo, legate tra loro ?
In questa emergenza, stiamo riscoprendo la più profonda struttura costitutiva (
e forse anche il senso) del nostro esistere: la vita di ciascuno di noi è
in relazione con la vita di tutti gli altri ed è proprio questa relazione
che fonda la nostra esistenza umana.
Nelle relazioni umane, ognuno di noi esprime sé stesso, comunica, interagisce,
si forma ed apprende, lavora, professa un sentimento religioso o un credo
politico; nella relazione, si coltiva e si sviluppa qualcosa che noi
definiamo come cura ( per e ) dell'altro.
2. La cura nella relazione.
Prendersi cura dell'altro è sinonimo di rispetto, di stima ma anche
di riconoscimento, nel senso di riconoscere la propria essenza vitale
anche nella stessa vita dell'individuo che abbiamo di fronte: non fare
agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te ! Direi che questo
imperativo esprime molto bene il senso di questa sorta di rispetto base
che caratterizza ( o dovrebbe caratterizzare) tutte le relazioni tra gli esseri
umani.
Ebbene, la pandemia in atto su scala mondiale richiede a ciascuno di
noi, qualcosa di più di questo rispetto base: stare a casa comporta una
concreta ( spesso complessa se non addirittura dolorosa) limitazione la
nostra libertà negli spostamenti, negli incontri di lavoro, di affetto, di
amicizia.
Persino la cultura, lo sport, lo spettacolo, gli eventi musicali sono stati
oggetto di opportuni divieti e contenimenti da parte del Governo italiano.
Contro la pandemia del Coronavirus, non esistono vaccini o terapie
specifiche ma, come sostengono i diversi scienziati che stanno lavorando
per far fronte a questa emergenza sanitaria, l'unica cura immediata
possibile per arginare i contagi la possiamo reperire proprio da noi
stessi, dal nostro modo di comportarci e di relazionarci; una relazione
fatta di rispetto e di distanza fisica, quasi segregati nelle nostre case,
per limitare i contatti e quindi i contagi.
Lo scenario attuale, vede da una parte il fronte dei medici e degli infermieri
e di tutto il personale sanitario impegnato 24 ore su 24 ad assistere i
pazienti gravemente colpiti dal virus; sull'altro versante ci siamo tutti
noi, nelle nostre case, consapevoli che la limitazione della nostra
libertà e dei nostri spostamenti, può davvero essere davvero uno strumento
di cura e di profilassi per contenere la pandemia in atto.
L'isolamento di tutti gli esseri umani e quindi il congelamento di tutte le
loro relazioni, potrebbe apparire una contraddizione in termini, ma non è
così.
Anzi, il restare a casa ed il distanziamento sociale rappresentano
l'espressione massima di questo rispetto per l'altro ed esprime la cura
necessaria ( seppur sofferta) per preservare la salute e la vita di tutti
gli uomini e, quindi, le relazioni tra gli stessi.
3. Ruoli, colpe e responsabilità: ripartiamo da dove siamo.
Nell'emergenza in atto, si contano i casi positivi di contagio, i decessi;
non mancano gli attacchi al Governo, da più parti e su più fronti, dalla
rete di protezione e di sicurezza e vigilanza degli scali aereoportuali al
collasso delle strutture sanitarie ( sia sotto il profilo dell'organico
medico ed infermieristico che sotto l'aspetto dei posti letto e delle
attrezzature, soprattutto per quanto concerne i reparti dedicati alla
rianimazione). Personalmente mi ha colpito lo scetticismo che ha
caratterizzato le primissime fasi di questa emergenza sanitaria; attorno a
me ascoltavo voci molto dissonanti, persone che ridicolizzavano ciò che
stava accadendo davanti agli occhi di tutti.
Nemmeno le immagini drammatiche provenienti dalla Cina ed apparse su tutti
i mezzi di comunicazione, sono bastate per trasformare gli increduli in
soggetti più consapevoli davanti alla realtà che, purtroppo molto
rapidamente, ha radicalmente mutato i nostri progetti, le nostre
convinzioni sino a ribaltare la nostra stessa vita quotidiana.
Non voglio schierarmi politicamente da nessuna parte, non l'ho mai fatto e
non credo sia opportuno farlo in questo momento; credo molto nella
responsabilità e cerco di coltivarla sia nella mia professione forense ,
nello studio e nella ricerca, nella passione per la bioetica, nella vita
di tutti i giorni, come padre, come marito e, più in generale, come uomo
che vive in questa collettività globale.
Credo che il Governo italiano abbia dimostrato una certa
responsabilità nell'assumersi l'onere di decidere per tutto il Paese,
attraverso disposizioni di contenimento gravi e che hanno condizionato
l'esistenza di tutti noi e delle nostre famiglie; nello stesso tempo,
percepisco il rischio di un indebolimento dello strumento democratico,
dietro l'angolo potremmo ritrovare un grave quanto subdolo impoverimento
della nostra autonomia e delle nostre libertà.
Ci sarà un giorno in cui parleremo di colpe, qualcuno ha già palesato
l'intenzione di chiedere ingenti somme di risarcimento per i danni subiti
e subendi; nel frattempo, colpe a parte, dobbiamo proseguire in questa
cura, nel rispetto delle relazioni, a tutela della vita nostra e di quella
degli altri.
Ripartiamo dagli sbagli, se ci sono stati, ripartiamo dalla conta dei malati e
dei diversi lutti che hanno segnato ( in maniera irreparabile) diverse
famiglie; ripartiamo dalla superficialità che ha caratterizzato lo stato
d'animo ( ma, purtroppo anche le condotte) di tanti cittadini, dalla
mancanza di fiducia nelle istituzioni governative e degli scienziati che
inizialmente non sono stati creduti o comunque presi seriamente
in considerazione ! 4. La bioetica: l'etica a tutela della vita.
La bioetica non è un qualcosa di " aleatorio", uno studio astratto di
possibili ambiti interdisciplinari dove diverse materie ( la scienza e la
tecnologia in generale, la medicina, la filosofia, la giurisprudenza, la
psicologia, la teologia, l'antropologia, etc..) e relativi
studiosi possono trovare momenti di confronto e di crescita scientifica e
culturale.
Nel 1971 l'oncologo statunitense Van Rensselaer Potter raccoglieva vari
articoli su questi argomenti in un libro intitolato Bioethics: Bridge to
the future (Bioetica: un ponte verso il futuro) dove scriveva :«Ho scelto
la radice bio per rappresentare la conoscenza biologica, la scienza dei
sistemi viventi; e ethics per rappresentare la conoscenza del sistema dei
valori umani».
Potter spiegava il termine bioetica come la scienza che consentisse all'uomo
di sopravvivere, appunto, utilizzando i suoi valori morali di fronte
all'evolversi dell'ecosistema; la bioetica doveva essere, secondo Potter,
«un'ecologia globale di Vita» .
Oggi più che mai, ritornando ai quesiti iniziali di questo breve
approfondimento, credo sia impellente riflettere davvero su "chi
siamo e su chi vogliamo essere...con quali modalità, scelte e
condotte..."; l'idea del " ponte" non deve valere solo per il
futuro ma, soprattutto per il presente che stiamo vivendo.
E cosa sono, del resto, le relazioni se non ponti tra le persone ?
Coltiviamo questi ponti, preserviamoli, con tutto il sostegno e la cultura
necessaria; preserviamo e tuteliamo la vita, soprattutto attraverso le
nostre decisioni ed i comportamenti quotidiani.
Il distanziamento sociale, limitare gli spostamenti inutili, non rappresentano
solo una misura restrittiva ma soprattutto una scelta responsabile ( e
quindi massima espressione del nostro essere uomini liberi), atta a
tutelare la vita di tutti noi, quindi espressione concreta di
un comportamento rispettoso, l'etica della vita appunto, la bioetica che
si fa " carne" nel nostro quotidiano, nella nostra stessa
persona, facendoci riscoprire più veri e più noi stessi, in relazione con
l'altro e con il mondo.
I virus sono soggetti ad evoluzione molto prima di noi esseri umani ma, anche
attraverso la drammatica esperienza della pandemia, la nostra stessa
evoluzione può migliorarci, rendendoci tutti più consapevoli dei nostri
limiti e delle nostre fragilità ma, soprattutto, delle nostre capacità di
adattamento e di miglioramento. 5. La dignità umana prima di tutto.
Faccio un passo in avanti in queste mie considerazioni, con tutte le cautele
del caso, senza voler intralciare il lavoro di nessuno o, tanto meno, i
ruoli e le competenze di qualcuno, soprattutto a livello istituzionale.
Vado direttamente al punto critico della questione, richiamando qui uno degli
articoli su cui si basa la nostra Costituzione: " L'Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro" ( Art.1).
La complessa e drammatica realtà che tutti noi abbiamo vissuto ( e stiamo
vivendo) in questa tragica primavera del 2020, ci fa pensare a quanto e
come il lavoro sia importante certo, ma quando il lavoro viene meno per
qualsiasi motivo, cosa rimane a ciascuno di noi ? Eppure cerchiamo di
andare avanti, di non mollare il colpo, in una parola, di restare uniti, anche
se separati distintamente nelle rispettive case, per delimitare i contagi
appunto.
Ed allora, con tutto il rispetto per i nostri padri costituenti, pur
riconoscendo l'inequivocabile valore e fondamento del lavoro, propongo di
rifondare il nostro essere uniti in questa repubblica democratica e
liberale, sul concetto di dignità umana.
6. La tutela della dignità umana passa dalla tutela della democrazia.
Tutelare la vita, la salute, la dignità umana: credo che sia proprio
l'emergenza pandemica che tutti stiamo vivendo ( purtroppo anche con
grande sacrificio e dolore, per la perdita dei nostri familiari, parenti,
amici e colleghi di lavoro), a farci riflettere seriamente sui valori in
cui davvero crediamo e vogliamo investire e qualificare la nostra esistenza.
Ed allora ecco il nuovo articolo 1 della carta costituzionale che propongo:
" L'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla dignità umana,
dal concepimento alla morte della persona ".
Non voglio qui entrare in sterili polemiche sul concetto di concepimento e di
morte; la scienza ha da dire molto attorno alla qualificazione di questi
momenti peculiari che caratterizzano la vita di ognuno di noi.
Vorrei solo sottolineare il fatto che la scienza non ha ( e non deve avere in
alcun modo) il monopolio del confronto e delle decisioni che riguardano la
vita di tutti noi e, quindi, dell'apparato democratico e liberale di una
collettività.
E vado all'emergenza pandemica che ormai scadenza le nostre giornate: la
nostra democrazia è a rischio ? Forse no, forse si, il Governo italiano si
sta muovendo a colpi di decreti legge, calibrati in modo adeguato e
proporzionale a fronte della gravità e della straordinarietà della contingenza
che stiamo vivendo a causa della pandemia.
Ma chi ( e soprattutto che cosa) sta consigliando e supportando il Governo
nelle decisioni, di volta in volta, intraprese ? Non sono forse alcuni
esponenti del mondo scientifico ad essere di ausilio alle disposizioni che
stanno alla base dei decreti legge emergenziali ?
In questo susseguirsi di decreti legge, le forze politiche ( ed il Parlamento
in particolare) dove sono ? Con quali modalità stanno intervenendo e si
stanno confrontando con il Governo italiano ? Scienza, Governo e Politica
si devono confrontare, in una dialettica reale e quotidiana, altrimenti
rischiamo di spegnere l'interruttore generale della democrazia e, in sostanza,
la voce, il pensiero e la dignità di ognuno di noi.
Anche in questa emergenza ( e forse ancor di più), la democrazia ( anche in
ambito scientifico !) deve essere tutelata e garantita, nelle sue diverse
e molteplici espressioni.
7. La bioetica nella politica: la biopolitica.
Se davvero la nostra Italia è una Repubblica democratica, lo deve essere a
maggior ragione in un momento complesso e drammatico come quello che
stiamo vivendo.
Le forze politiche, che rappresentano tutti noi, non possono e non debbono
lasciare "da solo" il Governo nella guida del nostro Paese ed in
particolare nelle decisioni da porre in essere per la tutela di ogni
singolo individuo; adesso più che mai, è necessario tutelare la vita,
la dignità umana attraverso una reale quotidiana tutela della democrazia,
attraverso gli apparati istituzionali all'uopo pensati e costruiti per
presidiare la libertà di ognuno di noi.
La politica deve confrontarsi con la scienza e quindi con tutti quegli uomini e
quelle donne che ogni giorno lavorano e studiano nell'ambito della ricerca
scientifica e dell'innovazione tecnologica: questo confronto deve essere
serio, costante e, appunto, democratico, nel senso sostanziale del
significato e quindi dando effettivamente voce a tutti i molteplici
orientamenti, per addivenire, così, ad una decisione compiuta ed il più
possibile suffragata dal plurimo pensiero scientifico.
Non può esserci una seria ed efficace tutela della vita e quindi della
dignità umana in una emergenza pandemica come quella che stiamo vivendo,
se le forze politiche decidono di non interagire e di non confrontarsi
nelle scelte di indirizzo e di esecuzione delle attività poste in essere
dal Governo.
Un bene primario e fondamentale come quello della salute ( previsto e
tutelato dall'articolo 32 della Costituzione), nella pandemia contingente
deve essere ripensato e salvaguardato con tutte le cautele e gli
accorgimenti del caso, ma non attraverso le riflessioni e le decisioni di
pochi bensì mediante il confronto e la condivisione di tutte le forze politiche
e democratiche esistenti in una società civile come quella italiana.
Ancora una volta, la bioetica dimostra la sua natura di materia
interdisciplinare che, proprio sotto il profilo epistemologico ( cioè
della teoria e del metodo della conoscenza), abbisogna di un confronto ed
un dialogo continuo tra la scienza, l'in novazione tecnologica,
la filosofia, la sociologia, l'antropologia, la teologia, il diritto e la
politica, appunto.
Alcuni principi cardine che stanno alla base della bioetica, anche a
salvaguardia e a tutela della democrazia liberale e della dignità della
persona umana, non possono essere ignorati e/o disapplicati dalla politica
e da chi governa una società democratica.
8. I principi della bioetica, a tutela della vita e della salute: la
politica non può e non deve ignorarli.
La bioetica, come tutte le discipline, si basa su alcuni principi fondamentali.
Anzitutto, in linea generale, possiamo affermare che le diverse proposte
bioetiche si differenziano, a livello meta-bioetico, nel sistema dei
valori e nelle antropologie presupposte; pensiamo, ad esempio, alla
bioetica cattolica che elaborata e sistematizzata dalla teologia
si riferisce ad una antropologia rivelata.
Il modello bioetico laico, invece, espliciterebbe una mentalità diffusa, una
sorta di attitudine antropologica che caratterizza l'uomo nel tempo della
post -modernità.
Possiamo quindi affermare che, cambiando il contesto antropologico, cambia il
sistema dei simboli, cambia l'interpretazione del proprio vissuto e
quindi, ancora, cambia l'etica ed il comportamento.
Il punto di partenza comune, per qualsiasi modello bioetico, credo che si
possa rappresentare in questi tre " semplici " interrogativi:
chi è l'uomo ? Cosa è la vita ? Chi è la persona umana ?
I problemi bioetici hanno una natura etica ed i suoi dubbi e dilemmi hanno un
carattere esistenziale: la bioetica ha a che fare con l'esistenza umana,
pertanto la politica ha il dovere di confrontarsi e di dialogare sugli
interrogativi fondamentali che caratterizzano la vita dell'uomo.
Ed allora, viene da chiedersi se l'uomo possa davvero disporre arbitrariamente
della propria e dell'altrui vita; ed ancora, quale sia il fondamento della
dignità morale e della titolarità dei diritti dell'uomo, anche in contesti
emergenziali come quello di oggi.
Da quanto appena osservato, si arriva così ad un possibile senso di fondare la
nostra Repubblica democratica sul carattere esistenziale e cioè sulla vita
dell'uomo e, pertanto, sulla dignità umana: quale collettività sociale,
quale Repubblica può esserci se non fondata, appunto, sulla sua essenza
più intima e peculiare e cioè l'uomo stesso ?
La chiave di lettura, attenzione, non è filosofica ( o comunque non solo) e
tanto meno teologica: il grimaldello culturale per dare un possibile senso
a questo ragionamento ( se così vogliamo chiamarlo) è di tipo antropologico
e sociologico. E' la storia sociale, l'antropologia contingente che
proprio nei focolai di questa pandemia ci fanno comprendere in
profondità il valore ed il senso della vita e della dignità umana.
9. Conclusioni
Chi governa la nostra Italia, ogni giorno giustifica disposizioni e misure
restrittive sulla base di alcuni principi più volte richiamati, come
quello dell'adeguatezza e della proporzionalità.
Ma chi stabilisce i parametri ed i limiti di questa adeguatezza e
proporzionalità delle misure messe in atto dal Governo ? C'è dibattito e
confronto istituzionale e politico ( quindi democratico) attorno a questi
"principi guida" ?
La bioetica presenta diversi modelli applicativi: dal paradigma dei casi
pratici ( Jonsen e Toulmin) a quello delle virtù ( Pellegrino) sino ad
arrivare all'etica cd della cura ( Gilligan).
L'età moderna, sembrerebbe esser caratterizzata da una sorta di superamento
dei modelli sopra indicati in quanto il rilievo del diritto nelle
liberal-democrazie sta concentrando l'attenzione sul cd biodiritto che
verrebbe prodotto all'insegna della tutela dell'autonomia dell'individuo,
spesso a discapito di buona parte della collettività sociale spesso
caratterizzata da soggetti fragili e vulnerabili ( anziani, bambini,
disabili, malati cronici...).
Ecco allora che lo strumento del confronto e del dialogo democratico, ancora
una volta, non deve perdere di vista l'obiettivo primario: la difesa e la
tutela della vita, della salute e della dignità umana, soprattutto nei
contesti in cui questa dignità risulta maggiormente a rischio.
Vengono in mente diversi esempi che, per la brevità di questo intervento, non
possono di certo considerarsi esaustivi; quale effettiva tutela della
dignità umana c'è stata ( e tuttora c'è) per quei lavoratori e
professionisti della sanità che si trovano a dover far fronte ad
una emergenza pandemica senza il corretto ausilio di mezzi di protezione ?
E quale tutela è stata posta in essere per tutti quei lavoratori costretti a
lavorare in fabbrica ( o in qualsiasi altro ambiente
lavorativo-professionale) a stretto contatto tra loro, senza protezione
alcuna ?
Sotto il profilo pratico ( oserei dire quasi strategico) dell'accoglienza dei
malati, quali misure efficaci e preventive sono state messe in campo dal Governo
(e dalla Politica in generale) per "separare" gli eventuali
contagiati dagli altri pazienti ospedalieri ? Quanti reparti ( se
non addirittura plessi ospedalieri) dedicati all'infettivologia e alle
malattie virali sono stati smantellati negli ultimi decenni ? Tutto ciò
corrisponde ai principi di adeguatezza e proporzionalità ?
Noi restiamo a casa, i nostri figli pure, così come gli anziani ! Rispettiamo
le disposizioni e le misure restrittive del Governo, in attesa che
qualcuno possa rispondere a questi interrogativi ma, soprattutto, in
attesa di una Repubblica italiana davvero fondata sulla dignità umana
della persona !
(Valter Marchetti)
LaPrevidenza.it, 20/05/2020